mercoledì 23 giugno 2010

誰に向かって口聞いてんだよ!?

non c'ho tempo, l'internet point sta chiudendo e nella mia guest house non c'è internet perchè il proprietario è un alcolista norvegese.

ora parto.

il progetto iniziale era d'andare a lavorare per l'estate ad Okinawa dopo aver fatto il giro di Giappone e Corea in autostop.
mi son ritrovato in mezzo ad una guerra civile a Bangkok e poi in Laos, sempre senza motivo.

qui l'idea è stata quella di lavorare come volontario per una scuola di scalata libera sulle stupende montagne che adornano il paesaggio di Vang Vieng.
due giorni fa però, chiacchierando con degli sconosciuti ho scoperto che uno degli interlocutori è nato nel mio stesso paese, nonostante non lo capissi affatto dal suo accento.
Davide, 28 anni, da 10 fuori dall'Italia, per me: un esempio di vita.

conoscendolo gli faccio vedere un po' la cittadina in cui mi trovo, che ormai conosco abbastanza bene, i dintorni e quello che può offrire.
apprendo che sta facendo il giro del mondo con la sua ragazza, incredibile offerta di un volo in giro per il globo, un'offerta che non mancherò di raccogliere.
il suo piano di viaggio è veloce e tocca molti posti, come piace a me.
mi aggrego.
quindi partiamo domani assieme verso il sud di questo paese, poi Cambogia e su di ritorno in Vietnam, lui parte per il Giappone, con mille consigli di uno che ci ha vissuto un po'.
io invece punterò verso l'Australia, un paese dove pagano bene gli agricoltori, lavori stagionali in ogni stagione ben pagati e pesanti, sempre come piace a me.
ma a modo mio.
barcastop possibilmente.
magari passando per paesi improbabili e milioni di isolette paradisiache.

Australia, un paese che non mi ha mai spirato particolarmente, ma è anche un paese dove ti pagano per portare dei camper da un paese ad un altro distante 10000Km, un sogno quindi, almeno per me.

si parte, nell'incertezza, l'unico posto dove mi sento a casa.

dove dormo questa sera non lo so.
è questo che mi piace.

ciao.

mercoledì 16 giugno 2010

1970 Pontiac Firebird

There is so much beauty in the world.
Sometimes I feel like I'm seeing it all at once, and it's too much.
My heart fills up like a balloon that's about to burst.
And then I remember to relax,
and stop trying to hold on to it,
and then it flows through me like rain
and i can't feel anything but gratitude
for every single moment of my stupid little life.
You have no idea what I'm talking about,
I'm sure.
But don't worry,
you will someday.

lunedì 7 giugno 2010

Live Your Lie Until You Die.

aspettando che mi ridessero i vestiti puliti ho passato troppo tempo in quella guest house, è tardi.
dovrò prendere l'ultimo autobus per dove ho immotivatamente deciso d'andare.

Vang Vieng, una cittadina sul fiume.
il viaggio dovrebbe durare 4 ore, ma in Laos il tempo è relativo.
stranamente infatti, ne dura meno. 3.30
i 500Km si snodano dentro foreste e vallate, o su ponti infiniti sbattuti su fiumi incazzati per il temporale più incredibile che abbia mai visto.

paesotti da cartolina si stagliano sul mio finestrino,
non riesco a prendere sonno,
sarà il caldo, sarà il freddo,
sarà De Andrè.

ma non dormo un minuto.

ogni ora c'è una sosta, alla terza sosta nel nulla più completo decido di scendere perchè chi non piscia in compagnia o ce l'ha storto o ce l'ha via.

lì noto per la prima volta che tra quelli che scendono c'è un ragazzo che non espleta alcun bisogno, non fuma, non si sgranchisce le gambe.
che fa?
ha una giacca appoggiata sulle spalle che gli copre quasi completamente la spalla sinistra.
ma il kalashnikov è troppo lungo per non farne uscire la punta.

sapevo di eventuali problemi con tribù autoctone, ma non credevo si arrivasse a questo.
purtroppo più ci si sposta dalle grandi città e meno sono viste di buon occhio le fotografie, rifiuta quindi la mia richiesta di una foto. peccato.

arrivo a destinazione, sono l'unico che si ferma qui,
l'autobus in terrai non fa nemmeno questa tratta, sostanzialmente ho corrotto l'autista.

appena sceso vengo abbordato dai comuni autisti di tuk tuk laotiani.
solitamente evito il primo contatto perchè non tendo a non fidarmi.
mi accorgo lì, all'alba delle 0.37 di non sapere dove andare a passare la notte.
vengo contro-abbordato da un ragazzo che sostiene di essere il proprietario di una guest house sul fiume, 6 euro a notte, caro per questa città, ma non so dove altro andare ed è comunque accettabile.
ho una tenda, regalatami da due londinesi a Tokyo, che però non posso usare perchè dormire nella giungla è sconsigliabile, e nell'asfalto non riesco ancora ad incastonare i tiranti.
inoltre a detta di Pat, che vede i fantasmi, sì, vede i fantasmi.
in questa parte dell'Asia non ci sono cimiteri, perchè la gente seppellisce i morti nella foresta, e nessuno fa passeggiate in cimiteri all'aperto, oltre alle ovvie ragioni c'è una sorte di superstizione.
autisti giurano di aver raccolta autostoppisti che poi spariscono nel vuoto..
anche se mi sembra un po' tipo la storia della ragazza che sale sulla moto e poi è morta e quindi il motociclista va al cimitero e la sua giacca è lì, decido comunque di accettare questa sistemazione, almeno per questa notte.

l'autista è suo amico, ci sediamo quindi ad un barocchetto a bere birra,
prima beve l'ospite, d'un sorso,
poi beve uno degli altri commensali,
dopodiché tocca nuovamente all'ospite.
in Laos si fa così, o almeno così sostengono.

sono sorpresi dal mio comportamento,
la berrà laotiana, Beerlao, è leggera anche più di una birra cinese,
quindi è sostanzialmente acqua, considerando che la mia birra preferita è la Delirium Tremens, 8°.

loro al terzo bicchiere rinunciano al bere alla bersagliera.
il ragazzo manda affanculo affettuosamente un avventore al bar,
questo mi fa capire che questo posto mi piacerà.
uno straniero passa per caso, anche lui sta dove andrò a stare io.
da 2 mesi. la sua ragazza è di qui, il che è illegale.
più specificatamente è illegale far sesso con ragazze non sposate di questo stato.

mi spiegano un po' come funziona qui.

ho scelto questa città perchè è meta d'escursionisti,
anche se devo ammettere di aver aperto la guida a caso.

c'è un grande fiume ed è al centro di una valle.
quindi si può fare qualunque cosa sia adatta a far sudare.
dal rafting al climbing al tubing al motocros.

devo solo riuscire a trovare una parete di roccia in un fiume scalabile con la moto e sono a posto.

tutte le guide sono sempre molto vaghe su ciò che è ritenuto illegale o immorale, come droga, prostituzione e proctoscopia.

sorprendentemente questa città ha un paragrafo dedicato.
ove consigliano di non bere nulla con il lime dentro, dopo aver fumato oppio.
è letale, per un motivo che penso sfugga a chiunque non sia laureato in chimica.

è il modo in cui le mogli delle tribù si suicidano per protesta verso il loro marito.
oppio e mohjito.

devo ammettere che non suona così pericoloso..

no mamma, non mi drogo,
no mamma, non bevo troppo,
no mamma, non faccio rafting con la moto da cross in cordata.

detto questo, il danese, che avrà la mia età, se non meno,
sostiene che questo posto sia il disneyland della droga.

il padrone di casa annuisce specificandomi di non drogarmi in giro ma di farlo in casa.
perchè la polizia è sempre a cerca di arrotondamenti.
perfino gente a caso si spaccia per i tutori dell'ordine costituito sperando di raccimolare qualcosa..

ho visto una bellissima capanna galleggiante durante il viaggio.
che battezzerò simbolicamente: home on the water.

sono quasi fiero dell'incipit di questo post..

domenica 6 giugno 2010

L'INFINITO. (Leopardi-Manca-Marzullo)

Mi fa minghia troppo godere questa collina deserta
e questa siepe, che non mi fa vedere
un tubo comunque, vabbè, ormai sono qui.
Però, se sto seduto e guardo
mi immagino dei carinissimi silenzi
e una tranquillità mitica
e per poco, minghia, non sclero.
E se sento soffiare il vento tra queste foglie,
io penso che il vento fa rumore,
e invece io mi immaginavo che minghia era tutto zitto.
E penso a tutto il resto
tipo al passato
tipo al presente inzomma l'attimino dove minghia cioè inzomma sto qua.
E sono tutto intrippato e minghia sto sdando.
Minghia è troppo figo domani ci torno.

sabato 5 giugno 2010

Una.

la prima vacanza della mia vita, intesa universalmente come vacanza,
l'ho fatta a Koh Samui, alla veneranda età di 24 anni ho capito che non mi piace essere in vacanza.

in un atollo da sogno, sulla spiaggia, con una birra, non mi trovo a mio agio.
che palle.
ho bisogno di far qualcosa, trekking su un elefante, moto d'acqua, rotolare giù da una rampa dentro una palla di mega-pluriball, noleggiare moto da cross e salire su montagne infestate da foreste amazzoniche con la certezza di andare a sbattere.

è questa la mia vacanza.

comunque dopo aver finito l'isola, mi sono rotto anche di questo.

mi balena l'idea di risalire verso nord, verso le terre selvagge di questo stato selvaggio,
riprendo i contatti con la ragazza svizzero-thailandese che in questo momento è a Bangkok,
perchè in teoria si dovrebbe girare l'asia assieme, poi l'india, poi il tibet.

partendo da questo nord però, che è più vicino al Laos e ti da la scusa per non starci troppo, facendo una capatina nella falsa Birmania che ti fanno vedere in 24 di visto guidato ed obbligato.

arrivato a Bangkok, l'amara sorpresa, il suo visto scade tra due giorni.
solo il trekking nella giungla che volevo fare ne dura tre, quindi conveniamo di lasciar stare del tutto e partire per il laos.
ci troviamo in stazione per prendere i biglietti, lei ha la valigia, io no, dubbioso, scopro che lei intendeva partire SUBITO per il Laos.
motocicletta in contromano verso l'ostello, valigia a caso, si riparte.
il vagone-letto del treno è diviso per prezzo e vivibilità tra il sotto e il sopra.
il letto sopra costa meno, perchè non ha né finestra, né altro mezzo per respirare..
l'aria nello scompartimento è già calda quando il treno è vuoto, figurarsi a pieno carico.

dopo un viaggio che doveva durare 13 ore e ne dura 17, in un letto scomodo e stretto per una persona, usato da due, arriviamo nel ridente Laos, o almeno così credevo.
no.
sei al confine, da lì devi arrivare al vero confine, fare il foglio d'uscita, prendere l'autobus che viaggia in terra di nessuno per mezzora e che ti porta al vero confine del Laos.
ma questa operazione non è semplice.
all'arrivo quindi trovi molta gente che vuole "aiutarti" in cambio di un piccolo obolo.
io faccio resistenza ma, Pat, la ragazza che viaggia con me, parla la lingua del vecchietto che ci vuole aiutare e dice di fidarmi, e fidiamoci.
ci porta in un ufficetto, do il mio passaporto alla signorina che fa tutto lei, compila moduli su moduli e poi mi rispedisce sul Tuk Tuk, direzione confine.
lì troviamo una signora associata al vecchietto che ci porta dentro, prendiamo l'autobus, arriviamo dall'altra parte e lì si fa consegnare altri moduli che compila minuziosamente.
la fila la faccio io.
ho in mano fogli dal significato criptico, il mio passaporto, fototessera e 35 dollari cash.
considerando lo stato da cui parto, quello verso cui vado e la mia nazionalità, veramente non mi capacito del conio che mi viene affidato..
ho poi scoperto che i dollari sono accettati più volentieri di tutte le altre valute mondiali, perfino le loro..
mah!

superato il confine noi abbiamo anche il viaggio compreso verso il centro della capitale laotiana.
una cittadina semi-insignificante su un fiume.
questa è Vientiane, la capitale del Laos.

mangiamo qualcosa per strada, il cibo è quasi identico a quello thai, solo che mettono più arachidi un po' ovunque..
la birra locale, la Beerlao, che non so perchè continua a farmi sorridere per il suo nome, sembra la birra cinese, ma peggiore..
il che non fa di lei una pessima birra perchè a me la birra cinese devo dire che mi piace, perchè non è bello ciò che è bello.
ma è bello, bello, BELLO!

comunque lei ha finito i soldi,
domani se ne va, torna in svizzera,
io invece vado a nord.
nelle terre selvagge, into the fucking wild.

niente bacche però.

se penso che il progetto era di lavorare ad Okinawa per l'estate, mi viene da pensare..

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