aspettando che mi ridessero i vestiti puliti ho passato troppo tempo in quella guest house, è tardi.
dovrò prendere l'ultimo autobus per dove ho immotivatamente deciso d'andare.
Vang Vieng, una cittadina sul fiume.
il viaggio dovrebbe durare 4 ore, ma in Laos il tempo è relativo.
stranamente infatti, ne dura meno. 3.30
i 500Km si snodano dentro foreste e vallate, o su ponti infiniti sbattuti su fiumi incazzati per il temporale più incredibile che abbia mai visto.
paesotti da cartolina si stagliano sul mio finestrino,
non riesco a prendere sonno,
sarà il caldo, sarà il freddo,
sarà De Andrè.
ma non dormo un minuto.
ogni ora c'è una sosta, alla terza sosta nel nulla più completo decido di scendere perchè chi non piscia in compagnia o ce l'ha storto o ce l'ha via.
lì noto per la prima volta che tra quelli che scendono c'è un ragazzo che non espleta alcun bisogno, non fuma, non si sgranchisce le gambe.
che fa?
ha una giacca appoggiata sulle spalle che gli copre quasi completamente la spalla sinistra.
ma il kalashnikov è troppo lungo per non farne uscire la punta.
sapevo di eventuali problemi con tribù autoctone, ma non credevo si arrivasse a questo.
purtroppo più ci si sposta dalle grandi città e meno sono viste di buon occhio le fotografie, rifiuta quindi la mia richiesta di una foto. peccato.
arrivo a destinazione, sono l'unico che si ferma qui,
l'autobus in terrai non fa nemmeno questa tratta, sostanzialmente ho corrotto l'autista.
appena sceso vengo abbordato dai comuni autisti di tuk tuk laotiani.
solitamente evito il primo contatto perchè non tendo a non fidarmi.
mi accorgo lì, all'alba delle 0.37 di non sapere dove andare a passare la notte.
vengo contro-abbordato da un ragazzo che sostiene di essere il proprietario di una guest house sul fiume, 6 euro a notte, caro per questa città, ma non so dove altro andare ed è comunque accettabile.
ho una tenda, regalatami da due londinesi a Tokyo, che però non posso usare perchè dormire nella giungla è sconsigliabile, e nell'asfalto non riesco ancora ad incastonare i tiranti.
inoltre a detta di Pat, che vede i fantasmi, sì, vede i fantasmi.
in questa parte dell'Asia non ci sono cimiteri, perchè la gente seppellisce i morti nella foresta, e nessuno fa passeggiate in cimiteri all'aperto, oltre alle ovvie ragioni c'è una sorte di superstizione.
autisti giurano di aver raccolta autostoppisti che poi spariscono nel vuoto..
anche se mi sembra un po' tipo la storia della ragazza che sale sulla moto e poi è morta e quindi il motociclista va al cimitero e la sua giacca è lì, decido comunque di accettare questa sistemazione, almeno per questa notte.
l'autista è suo amico, ci sediamo quindi ad un barocchetto a bere birra,
prima beve l'ospite, d'un sorso,
poi beve uno degli altri commensali,
dopodiché tocca nuovamente all'ospite.
in Laos si fa così, o almeno così sostengono.
sono sorpresi dal mio comportamento,
la berrà laotiana, Beerlao, è leggera anche più di una birra cinese,
quindi è sostanzialmente acqua, considerando che la mia birra preferita è la Delirium Tremens, 8°.
loro al terzo bicchiere rinunciano al bere alla bersagliera.
il ragazzo manda affanculo affettuosamente un avventore al bar,
questo mi fa capire che questo posto mi piacerà.
uno straniero passa per caso, anche lui sta dove andrò a stare io.
da 2 mesi. la sua ragazza è di qui, il che è illegale.
più specificatamente è illegale far sesso con ragazze non sposate di questo stato.
mi spiegano un po' come funziona qui.
ho scelto questa città perchè è meta d'escursionisti,
anche se devo ammettere di aver aperto la guida a caso.
c'è un grande fiume ed è al centro di una valle.
quindi si può fare qualunque cosa sia adatta a far sudare.
dal rafting al climbing al tubing al motocros.
devo solo riuscire a trovare una parete di roccia in un fiume scalabile con la moto e sono a posto.
tutte le guide sono sempre molto vaghe su ciò che è ritenuto illegale o immorale, come droga, prostituzione e proctoscopia.
sorprendentemente questa città ha un paragrafo dedicato.
ove consigliano di non bere nulla con il lime dentro, dopo aver fumato oppio.
è letale, per un motivo che penso sfugga a chiunque non sia laureato in chimica.
è il modo in cui le mogli delle tribù si suicidano per protesta verso il loro marito.
oppio e mohjito.
devo ammettere che non suona così pericoloso..
no mamma, non mi drogo,
no mamma, non bevo troppo,
no mamma, non faccio rafting con la moto da cross in cordata.
detto questo, il danese, che avrà la mia età, se non meno,
sostiene che questo posto sia il disneyland della droga.
il padrone di casa annuisce specificandomi di non drogarmi in giro ma di farlo in casa.
perchè la polizia è sempre a cerca di arrotondamenti.
perfino gente a caso si spaccia per i tutori dell'ordine costituito sperando di raccimolare qualcosa..
ho visto una bellissima capanna galleggiante durante il viaggio.
che battezzerò simbolicamente: home on the water.
sono quasi fiero dell'incipit di questo post..
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