sabato 5 giugno 2010

Una.

la prima vacanza della mia vita, intesa universalmente come vacanza,
l'ho fatta a Koh Samui, alla veneranda età di 24 anni ho capito che non mi piace essere in vacanza.

in un atollo da sogno, sulla spiaggia, con una birra, non mi trovo a mio agio.
che palle.
ho bisogno di far qualcosa, trekking su un elefante, moto d'acqua, rotolare giù da una rampa dentro una palla di mega-pluriball, noleggiare moto da cross e salire su montagne infestate da foreste amazzoniche con la certezza di andare a sbattere.

è questa la mia vacanza.

comunque dopo aver finito l'isola, mi sono rotto anche di questo.

mi balena l'idea di risalire verso nord, verso le terre selvagge di questo stato selvaggio,
riprendo i contatti con la ragazza svizzero-thailandese che in questo momento è a Bangkok,
perchè in teoria si dovrebbe girare l'asia assieme, poi l'india, poi il tibet.

partendo da questo nord però, che è più vicino al Laos e ti da la scusa per non starci troppo, facendo una capatina nella falsa Birmania che ti fanno vedere in 24 di visto guidato ed obbligato.

arrivato a Bangkok, l'amara sorpresa, il suo visto scade tra due giorni.
solo il trekking nella giungla che volevo fare ne dura tre, quindi conveniamo di lasciar stare del tutto e partire per il laos.
ci troviamo in stazione per prendere i biglietti, lei ha la valigia, io no, dubbioso, scopro che lei intendeva partire SUBITO per il Laos.
motocicletta in contromano verso l'ostello, valigia a caso, si riparte.
il vagone-letto del treno è diviso per prezzo e vivibilità tra il sotto e il sopra.
il letto sopra costa meno, perchè non ha né finestra, né altro mezzo per respirare..
l'aria nello scompartimento è già calda quando il treno è vuoto, figurarsi a pieno carico.

dopo un viaggio che doveva durare 13 ore e ne dura 17, in un letto scomodo e stretto per una persona, usato da due, arriviamo nel ridente Laos, o almeno così credevo.
no.
sei al confine, da lì devi arrivare al vero confine, fare il foglio d'uscita, prendere l'autobus che viaggia in terra di nessuno per mezzora e che ti porta al vero confine del Laos.
ma questa operazione non è semplice.
all'arrivo quindi trovi molta gente che vuole "aiutarti" in cambio di un piccolo obolo.
io faccio resistenza ma, Pat, la ragazza che viaggia con me, parla la lingua del vecchietto che ci vuole aiutare e dice di fidarmi, e fidiamoci.
ci porta in un ufficetto, do il mio passaporto alla signorina che fa tutto lei, compila moduli su moduli e poi mi rispedisce sul Tuk Tuk, direzione confine.
lì troviamo una signora associata al vecchietto che ci porta dentro, prendiamo l'autobus, arriviamo dall'altra parte e lì si fa consegnare altri moduli che compila minuziosamente.
la fila la faccio io.
ho in mano fogli dal significato criptico, il mio passaporto, fototessera e 35 dollari cash.
considerando lo stato da cui parto, quello verso cui vado e la mia nazionalità, veramente non mi capacito del conio che mi viene affidato..
ho poi scoperto che i dollari sono accettati più volentieri di tutte le altre valute mondiali, perfino le loro..
mah!

superato il confine noi abbiamo anche il viaggio compreso verso il centro della capitale laotiana.
una cittadina semi-insignificante su un fiume.
questa è Vientiane, la capitale del Laos.

mangiamo qualcosa per strada, il cibo è quasi identico a quello thai, solo che mettono più arachidi un po' ovunque..
la birra locale, la Beerlao, che non so perchè continua a farmi sorridere per il suo nome, sembra la birra cinese, ma peggiore..
il che non fa di lei una pessima birra perchè a me la birra cinese devo dire che mi piace, perchè non è bello ciò che è bello.
ma è bello, bello, BELLO!

comunque lei ha finito i soldi,
domani se ne va, torna in svizzera,
io invece vado a nord.
nelle terre selvagge, into the fucking wild.

niente bacche però.

se penso che il progetto era di lavorare ad Okinawa per l'estate, mi viene da pensare..

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